Danni dalla Tempesta Vaia, scoppia il problema delle ceppaie
Dei 723.000 metri cubi di foreste abbattute nella regione FVG, solo una parte viene recuperato e utilizzato per la filiera del legno. Il resto, se non trova una destinazione, rischia di rimanere sul terreno e rappresentare un grosso pericolo.
È quello che sta succedendo in Carnia dove è partita una corsa contro il tempo. In questi mesi e fino a oggi, infatti, l’attività delle aziende boschive si è concentrata sul recupero e utilizzo dei tronchi da schianto. Questa componente, certamente il più pregiata, rappresenta però soltanto il 40% e viene avviata alla filiera del legno-arredo.
Il resto si stima consista nel 50% di ramaglie e tronchi spaccati e nel 10% di ceppaie, queste ultime la componente legnosa certamente più difficile da riutilizzare o smaltire. Il primo rischio, infatti, è che la sua presenza agevoli frane e smottamenti; inoltre, ramaglie e ceppaie trascinate nei corsi d’acqua possono ostruire e danneggiare ponti e derivazioni.
L’altro rischio, invece, è di carattere fitosanitario. Come già successo dopo eventi di una gravità simile in Slovenia e in Carinzia, questa enorme massa vegetale è l’habitat ideale per un parassita, il coleottero bostrico, che attacca sia le piante abbattute e sia pure quelle in salute. Potenzialmente, si è già visto, l’infestazione da parte di questo insetto potrebbe distruggere una superficie boschiva pari a quella abbattuta dall’uragano.
Tra le prime a essersi poste il problema, l’impresa boschiva Cigliani Primo di Arta Terme che ha avviato in questi giorni un progetto pilota nella zona di Timau. Qui, in un bosco abbattuto al cento per cento, i tronchi asportati sono stati avviati alle segherie, locali ed estere, oppure a cartiere e industrie di pannelli. Le ramaglie invece alle centrali a biomassa. E ora l’azienda è passata al recupero e l’utilizzo delle ceppaie, masse legnose che possono pesare fino a 10 quintali e che rappresentano un pericolo sotto l’aspetto ambientale e della sicurezza. Infatti, molte ceppaie sono ai margini di sentieri, fiumi, strade e piste da sci. Possono rovinare da un momento all’altro e in caso di abbondanti piogge anche venire trascinate negli alvei creando intralcio all’acqua e causando danni alle infrastrutture.
Il progetto pilota intende capire i costi di bonifica di uno dei tantissimi terreni montani colpiti dall’uragano Vaia, procedendo nelle fasi di accesso al fondo, recupero delle ceppaie e trasporto a impianti di riutilizzo. Tra questi il gruppo Fantoni di Osoppo si è già organizzato per la gestione anche di questo particolare materiale, che necessita di particolari prelavorazioni prima di essere immesso nel ciclo produttivo di pannelli truciolari.
Fonte: www.ilfriuli.it