Agricoltura, al via il marchio "prodotto di montagna"

martedì 27 febbraio 2018
Agricoltura, al via il marchio 'prodotto di montagna'

Vale oltre 9 miliardi di euro, di cui 6,7 negli Appennini e 2,4 nelle Alpi. E negli ultimi cinque anni ha visto anche una crescita di occupati del 10% nelle province alpine. Parliamo dell'agricoltura di montagna che da oggi ha il suo "bollino" di riconoscimento.

Il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, infatti, ha presentato a Sondrio il marchio identificativo del regime di qualità "prodotto di montagna". Il logo, realizzato dal Mipaaf, è verde con una montagna stilizzata e potrà essere utilizzato sui prodotti che seguono il disciplinare di qualità stabilito a livello comunitario.

L'indicazione facoltativa di qualità "prodotto di montagna", infatti, è utilizzata per le materie prime che provengono essenzialmente da zone montane e nel caso degli alimenti trasformati, quando trasformazione, stagionatura e maturazione hanno luogo in montagna.

Prosciutti, insaccati, carni, formaggi stagionati, latticini, frutta, legumi e mieli prodotti in aree montuose, potranno dunque fregiarsi del nuovo marchio. Che non è obbligatorio, ma dà rilievo alle produzioni montane per il loro valore non solo economico, ma anche sociale e di tenuta del territorio. E rappresenta un'ulteriore leva per la qualità, dando ai consumatori la possibilità di riconoscere immediatamente in etichetta la reale provenienza dei prodotti dai territori montani.

"Il nostro obiettivo - ha spiegato Martina - è valorizzare meglio il lavoro dei produttori delle zone montane. Parliamo del 17% del totale delle imprese agricole italiane e di un terzo degli allevamenti. L'economia agricola della montagna è un pilastro fondamentale per la tenuta dei nostri territori, anche contro il dissesto idrogeologico".

Molti gli interventi messi in campo negli ultimi anni proprio a supporto dell'economia agricola montana: "Penso alla scelta di aumento dei fondi - continua il ministro - degli aiuti diretti europei passati da 2 a quasi 3 miliardi di euro complessivi fino al 2020.

E all'aiuto accoppiato che ha destinato circa 30 milioni di euro all'anno agli allevatori delle aree montane e all'aiuto straordinario di 14 milioni di euro erogato come misura di contrasto alla crisi del prezzo del latte". Ma ha fatto la sua perte anche il Testo unico delle foreste "che dopo anni imposta una strategia di gestione e valorizzazione dei nostri boschi. Ora è cruciale dare continuità a questo lavoro, perché il futuro delle nostre montagne è il futuro di una parte importante della nostra identità", conclude Martina.

Fonte: www.repubblica.it

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